Correva l’anno 2001, quando Anna Oxa propose per la prima volta “A a a amore cercasi si si purchè sia Amore. Che abbia il senso dell’insieme. Come la panchina e il New York Times…“, mentre, nel 2005, Peppino Di Capri cantò “Solo su una panchina leggeva dentro di sé l’anima come un giornale vecchio da accartocciare”. Non solo nelle canzoni a loro dedicate, anche poesie ispirate alle panchine, quelle di Canosa di Puglia che fanno parlare e scrivere. Mentre, in molte parti d’Italia le panchine sono al centro delle attenzioni per San Valentino, tutte addobbate di fiori e cartelli inneggianti all’Amore, pronte per i selfie da pubblicare in rete, a Canosa invece, è scattata la molla per comporre una poesia dedicata. “Quella panchina ha cambiato la mia vita ha scritto giorni addietro in un post l’avvocato Enzo Princigalli .Ho preso spunto da un ricordo sui social” – Esordisce così il Commendatore Nunzio Di Giulio che per San Valentino, festa degli innamorati per eccellenza, in calendario il 14 febbraio di ogni anno, presenta un componimento per rievocare “i bei momenti di gioventù, ‘quelli della mia età’ quando ascoltavamo le canzoni d’amore di Françoise Hardy e Catherine Spaak, trascorsi su una panchina nella villa comunale che ha cambiato la vita a molti innamorati. Tanta nostalgia per quel tempo passato, – prosegue lo scrittore per hobby Nunzio Di Giulio – quando la vita era più semplice e la passione ti prendeva su una di quelle ‘panchine degli innamorati’ nella villa a Canosa di Puglia. Basta anche poco per ricordare il passato, vissuto da tanti, e fare di quel ‘poco’, per esempio una PANCHINA, per ricordarla. E ricordare il passato è amore, è amare i segni e i luoghi che ci fanno sentire cittadini degni di ascoltarsi reciprocamente … Ricordando. Quelle panchine possono essere (e per me e molti è) un piccolo catalizzatore memoriale. Si tratta di un passato mai pubblicizzato o pubblicizzabile: è il passato intimo di chi ha amato all’età, in quegli anni dei sogni ma ben amato e per lunghi tempi ha ricordato. Con queste parole una semplice sollecitazione: risistemiamole per questa memoria! Basta una non costosa tutela, una non costosa manutenzione e la …Piccola casa… la PANCHINA con il suo grande e niente susciterà la commovente e intima memoria. La memoria del Grande quasi Niente, la memoria dell’Amore e dell’Amare. Panchine che hanno sopportato ogni momento dell’innamoramento e sentito ogni sensazione bruciante di molti, persi nel passato e nel domani. Nei giardini comunali di molte città d’Italia c’è la panchina degli innamorati…perché in una delle città più storiche d’Italia no?”– Conclude Nunzio Di Giulio la presentazione del componimento intitolato ‘La Panchina’, lanciando un appello al “Sindaco ho visto generazioni sedute su quelle panchine sicuramente anche Suo padre e Sua madre…mi appello alla Sua sensibilità! Grazie!”
LA PANCHINA
Che bizzarro e distruttore il tempo.
Altro moda, altro e vivere.
Tutto stravolto, sopravanzato.
Eri quindicenne, minigonna verde,
e camicetta bianca,
nei giorni di festa.
Pantaloni e maglietta fina a scuola.
Qui ti attendevo, trepidante,
e via nei giardini
villa comunale.
Vita contornava una bella favola.
Tu mi sorridevi e parlavi,
e stretta ti tenevo.
Di modestie erano giorni,
e di pudicizia.
La ricchezza: la giovinezza.
I primi furtivi baci,
e timide carezze.
Che spensieratezza!
Chi supporre poteva,
che tutto sarebbe stato.
O come affascinante era
Quell’assolata panchina nostra!
O com’eri bella.
I capelli ti ricomponevo,
dal vento scompigliati,
e tu la mano mi afferravi.
Eri una deliziosa brunetta
I tuoi occhi color del mare.
Tu avvenente ancora,
anni nonostante.
Sì, è indubitabile,
tu attraente sempre sei.
O girato il mondo
Tu sei la mia gioventù,
tu sei la mia ragazza,
dalla gonna verde e
la camicetta bianca
Oggi ancor sono stato
Ho posato rose rosse
Su nostra assolata
dolorante panchina
Le parole mi mancano
Per descrivere i miei sentimenti per te,
devo accontentarmi delle parole
di queste poche righe
Per dirti che il nostro amore
Non finirà mai!
Nunzio Di Giulio
