Dal Centro storico di Sulmona, dalla Piazza XX Settembre, riceviamo dal fotografo Sergio di Benedetto, le immagini del monumento del poeta latino, il poeta dell’Ars Amatoria, rileggendo le iscrizioni in latino e rintracciando le fonti letterarie.
Ai piedi del monumento è scritto: SVLMO MIHI PATRIA EST (“Mi è patria Sulmona, ricchissima di fresche acque, / distante novanta miglia da Roma”). La frase è riportata dall’esilio di Ovidio, nell’opera Tristia, Libro III, Elegia X, vv. 3-4).
L’altra iscrizione porta il vanto del poeta, attestato dal monumento in bronzo: PELIGNÆ DICAR GLORIA GENTIS EGO, tratta dall’opera Amores, Libro III, Elegia XV, v. 7-8 (“Se Mantova è famosa di Virgilio, Verona di Catullo, io sarò chiamato gloria della gente peligna“).
Ma da Sulmona giungono a Canosa i “confetti di Sulmona” , nelle mani dello sposo Claudio, vissuto tra la gente Peligna, a Sulmona.
Già a Canosa di Puglia, i nostri nonni, come scrivo nel mio saggio letterario sul dialetto canosino, erano presenti e chiamati “li cumbìtte de Selemòne”.
E nelle tradizioni abruzzesi il giovane sposo ha portato con la chitarra e con i suoi amici e parenti la serenata di notte alla sua amata affacciata al balcone in via Montenevoso, come avveniva anche nelle nostre tradizioni popolari.
Si rinnova così un legame affettivo e sociale tra l’Abruzzo ed il Tavoliere delle Puglia, sulle vie della Transumanza (dal lat. trans, oltre, e humus, terra), quando le greggi dei pastori abruzzesi, sui tratturi antichi, come evoca il poeta d’Annunzio di Pescara, migravano a Settembre verso il piano della Puglia.
Nell’accoglienza di Canosa di Puglia agli amici abruzzesi, si sono uniti in matrimonio nella Cattedrale San Sabino, Mariarosa e Claudio, con i calici levati nella Sala Smeraldo, con il vino bianco Pecorino d’Abruzzo ed il prosciutto abruzzese ed il Nero di Troia di Canosa accanto alle orecchiette di grano arso (li cuppetìdde de grène jàrse).
Ѐ il 20 Settembre, mentre riscopriamo le radici storiche di Via XX Settembre a Canosa e di Piazza XX Settembre a Sulmona, dove il poeta Ovidio, continua a parlare dei versi della sua Ars Amatoria.
Ma la benedizione del vincolo matrimoniale, come per tutti gli sposi credenti, è discesa dal cielo sul bianco velo, nel sigillo del Vangelo del Signore.
Auguri agli sposi Mariarosa e Claudio, con i rintocchi della Campana del Terzo Millennio.
maestro Peppino Di Nunno
20 Settembre A. D. 2014
Mariarosa e Claudio, sposiSbocciò un fiocco rosa di vive emozioni,in un gran roseto di quattro generazioni,Rosinella, Rosetta, Rosanna e Mariarosa,col nome di Maria, ancor più preziosa.Così fu brava, mia alunna volenterosanella terra nativa di Puglia, a Canosa.Poi l’Università e i camici bianchi,furono la Scuola dei nuovi banchi,da Roma, fino a Chieti in Ospedale,oggi presente in festa in cerimoniale,dove anche il dolore dell’Oncologiasi fa sorriso nell’umana compagnia.Ma oggi il bianco di rito è il velo,sul tappeto bianco, dinanzi al cielo,petali di un fiore bianco sul seno,sotto il sole radioso, caldo e sereno,Lei, “principessa di Montenevoso”e Lui, Claudio, abruzzese sposo.Son tutti qui presenti nel cerimoniale,ma mi chiedo: perché tal cerimoniale?Risponde il “sì” del rito matrimoniale,il sacro “sì” di Claudio e di Mariarosa,due sposi belli nella Chiesa di Canosa.Qui canta il coro di Chiesa parrocchiale,giunto da Pescara fin qui in Cattedrale,nell’antica Cattedrale di San Sabino,ove è giunto dall’Abruzzo, Colamarinosulle vie del Regio Tratturo canosino.Così giungevano nella transumanza i pastori,nel Tavoliere dall’Abruzzo, veri ambasciatori,cognomi di famiglie, qui incontravano amorie così oggi, Colamarino e Di Biase, due cuori,due bei sposi cristiani uniti in comuni valori.”Settembre, andiamo. Ѐ tempo di migrare”(1)Settembre, andiamo. Ѐ tempo di sposare.E Claudio, nei suoi cari ricordi d’infanzia,nei dolci sapori delle vie della transumanza,con i suoi due occhi ricci di distinta creanza,nell’ingegneria delle sue telecomunicazioni,nei gran sentimenti delle amorose emozioni,è giunto a Canosa a far di notte la serenataalla sua bella amata, al balcone affacciata.Ci ha portato in fiore i confetti di Sulmona,dai versi del poeta latino Ovidio di Sulmona,per la sua ‘guagliona’, canosina matrona.Già da bambino, ricordo una voce in dialetto,”li cumbìtte de Selemòne”, pregiato confetto,che oggi in dono si porge a tutti gli invitati,che fan festa nel plauso agli sposi festeggiati,a Claudio che canta alla sua bella in serenata,”Son montanaro e son qui, Canàuse, Canàuse”.♫ ♫ ♫ ♫ ♫Festa a Canosa nella sua storia antica,che con l’Abruzzo si fa famiglia amica,con le antiche radici dei verdi ulivetitrapiantate nella nuova casa, a Chieti,levando i calici con vino abruzzese,insieme alle gocce di vino pugliese.Leggo la Storia, la data dell’Italia mia,XX Settembre, la breccia di Porta Pia,ma oggi è la breccia di una nuova via,e Claudio dice alla sposa: “sei mia!”,e in cuor “sei la breccia di porta mia!”,XX Settembre, lì c’erano i Bersaglieri,qui oggi, degli sposi siamo gli Alfieri.Leggo la storia, qual maestro Peppino,quando Marirosa era alunna bambina,Ricordi? Era la vigilia del Duemila,con i compagni di Scuola, tutti in fila,lì ad Agnone, la campana del Duemila,oggi posata a terra nel verde Vaticano.L’ho portata qui in festa nella mano,l’ho portata qui in festa, in miniaturaa rintoccar l’amore, bella avventura,rintocchi sacri benedetti dal Signore,rintocchi a festa per il vostro Amore,din don, din don!Viva gli sposi!Sulmona e Canosa di PugliaXX Settembre 2014maestro Peppino Di Nunno(1) Poesia ” I Pastori” di Gabriele d’Annunzio,nativo di Pescara.



















































