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Mirta: un amore “irregolare”

Un racconto di Nunzio Di Giulio

Agosto 28, 2016
in Storia e dintorni
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Mirta: un amore “irregolare”
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Prosegue positivamente la collaborazione culturale che la Redazione di Canosaweb ha intrapreso con il canosino Nunzio di Giulio, Ispettore Capo della Digos in quiescenza, scrittore per hobby, autore di componimenti letterari come: “Mio nome… Marinela”, “Nina vuole volare” e “Diana & Gamin”, tutti carichi di energia passionale e di notevole intensità emozionale. La proposta odierna non è casuale è abbinata all’invito alla lettura che molti definiscono sinonimo di estate e vacanze quando è più facile trovare il tempo ed il modo per immergersi in un racconto come “Mirta”, intrigante e coinvolgente.““”Nunzio Di Giulio vi racconta un amore ‘irregolare’ – Esordisce cosi nella prefazione del racconto il sindaco di Cerignola Franco Metta, tra i primi ad averlo letto e commentato – “””un amore abusivo; perché ignorante delle convenzioni sociali, delle convenienze collettive, delle prassi esistenziali, elette, chissà da chi, a regole ineludibili. E vi racconta di come questo sentimento, il più celebrato, il più cantato, il più scritto, soccomba alla fine. Quasi senza combattere. Perché, ed è questa la prima amara morale del racconto breve di Di Giulio, anche i protagonisti di questo amore irregolare, abusivo, ignorante, di quelle prassi, di quelle convenzioni, di quelle regole senza padri, sono parte essenziale. Non si battono, Mirta ed il professore, per quell’amore. Lo vivono intensamente, ma lo lasciano morire senza difenderlo.”””
Il racconto:
Mirta, quarta della prole di una ricca famiglia di imprenditori locali, si incamminava verso il Liceo Scientifico del paese. Era il primo giorno di scuola, e il sole splendeva alto nel cielo donando alla città un colore autunnale, gli alberi che cominciavano a perdere le loro foglie, segno di qualcosa che va via per lasciare spazio a qualcos’altro di diverso. Mirta, vestita in modo raffinato, era una bella ragazza, dal bel portamento, molto timida non aveva mai ceduto alle lusinghe degli uomini. In classe i compagni la notarono subito, non le toglievano lo sguardo di dosso. Tutto normale a una certa età. Ma un bel giorno accade qualcosa di inaspettato: entra il Professore di disegno, Fabrizio, apprezzato pittore e fotografo; l’aria da figo, cinquantacinquenne molto giovanile, jeans attillati, giubbottino rosso fuoco. Dopo un primo approccio con gli studenti notò subito Mirta, forse anche per le sue forme appariscenti e il suo bellissimo viso; non gli sembrava di averla mai vista prima, non avrebbe mai potuto immaginare che un’alunna di così rara bellezza potesse essere in una sua classe.

Già da quel primo giorno, l’aria che si respirava era particolare; Fabrizio guardava Mirta con palese curiosità, l’affascinava, notava che anche lei sembrava guardalo con occhi diversi da quelli di una semplice alunna. Passano alcuni giorni e Mirta sempre di più trovava in quel Professore una persona fantastica, anche se un po’ stravagante; uomo pieno di valori e di ideali nobili, oltre ad avere gusti simili ai suoi in ogni campo. Pian piano i loro occhi si incrociavano sempre più spesso, e poi seguirono i primi timidi sorrisi, gli sguardi lunghi e silenziosi… Mirta si era infatuata del Professore sempre di più ma, cosa più particolare, il sentimento pareva essere reciproco. Il Professore le parlava in un modo garbato e mai viscido, qualche volta le faceva una carezza sulla spalla o sulla guancia, sempre con delicatezza, la guardava intensamente.Mirta era la sua allieva prediletta, la più dotata e la più attenta; il Professore pian piano cominciava a essere più spigliato, gli piaceva avvicinarsi sempre di più, non perdeva l’occasione per sfiorarle il seno con il gomito, mentre le insegnava i primi approcci in materia di disegno, sfidando il turgore dei suoi capezzoli per poi subito ritrarsi facendo sembrare un movimento casuale. I loro occhi si cercavano freneticamente, ovunque, sia all’interno della scuola che in cortile. Qualche volta il Professore incontrava la ragazza per strada, parlava con lei, tenendo i suoi occhi magnetici fissi su di lei.

Il problema che tormentava il Professore è che Mirta aveva 17 anni, era minorenne, la desiderava così tanto da non sapere dove sbattere la testa. L’uomo e il Professore si scontravano continuamente… Fabrizio aveva perso la testa per quella ragazza, così unica e meravigliosa ai suoi occhi. I due cominciarono a vedersi di nascosto, incontri brevi e furtivi. Il Professore portava Mirta nel suo studio – laboratorio di pittura ove erano affisse molte delle sue opere, quasi tutte raffiguranti ragazze svestite in pose artistiche. Conversavano sottovoce, i silenzi, gli sguardi nelle sere d’autunno, creavano un alone di magia. Mirta si lascia corteggiare, ponendo l’iniziativa nelle mani di Fabrizio che a sua volta le chiede di posare nuda per lui, vuole realizzare dei dipinti che la ritraggono. Fabrizio è famoso, i suoi nudi artistici sono molto richiesti, venduti a caro prezzo.

Mirta prova attrazione per il Professore, in modo sottile e delicato, comincia a sedurre Fabrizio, facendo apparire tutto casuale, cosi da far ricadere il compito della conquista tutto su Fabrizio. Si comporta da donna a soli 17 anni, lo aiuta, lo favorisce, lo stuzzica, sta per accadere qualcosa che deve rimanere segretissimo. Nessuno deve sapere nulla. Fabrizio ha paura, la desidera tanto, la devastante procacità di Mirta, il suo sguardo ambiguo, gli fanno venire le vertigini, ma ha paura e indugia a chiederle di far l’amore con lui. Istinto umano e questione morale si scontrano bruscamente. Mirta incontra il Professore su un autobus di linea, gli sussurra: “Stanotte ho sognato di fare l’amore con te, ho sognato di donarti il mio corpo, i miei respiri, i miei pensieri…”. Fabrizio la invita per il giorno dopo nel suo studio, raccontandole che deve farle vedere un bozzetto di disegno che la raffigura.

Era una sera di Dicembre, una pioggia fittissima avvolgeva le case, spirava un vento forte, la città oscurata brillava solo per i lampi accecanti, e i tuoni scuotevano il silenzio, Mirta entra furtiva nello studio del suo Professore, si toglie il soprabito, lo poggia delicatamente sulla poltrona, si aggiusta un po’ i capelli, rimane in piedi, d’avanti al divano turchese posto all’angolo dello studio.Fabrizio si avvicina a Mirta, le sussurra “quanto sei bella Mirta, voglio averti”; con mano tremolante accarezza i capelli, “mi piacciono i tuoi occhi, il tuo sorriso, quanto sei bella Mirta, ti prego tienimi le mani per un momento”. La luce di un’abatjour proiettava ombre sinuose sulle pareti, presagio di uno spettacolo dai contorni romantici, goccioline di sudore colavano lungo la pelle di Mirta, trattenne il respiro, Fabrizio sentiva l’odore di donna, finalmente poggiò le sua labbra umide semiaperte in un bacio bagnato, Mirta era in piedi, si fece sfilare delicatamente la gonna, non opponendo nessuna difesa, desiderava essere sua, gli sussurrò: “Professore voglio donarti la mia verginità”. Fabrizio le sfilò il maglione, il reggiseno, e le mutandine di pizzo, che lui prese tra le mani, poi baciò le sue spalle, fino all’incrocio dei fianchi. Lui si muoveva con molta calma, a poco a poco crebbe l’eccitazione in Mirta, i corpi si avvinghiarono in una sola passione, le loro gambe si intrecciarono. Mirta era felice e immobile, stretta in quell’intreccio di braccia e di gambe.

Non esisteva più nulla, c’erano solo loro, estasiati l’uno dell’altro, in un abbraccio dal tempo infinito. Seguirono lunghe passeggiate in riva al mare, Mirta stringeva forte la mano del suo Professore, si sentiva rassicurata, protetta. I loro incontri si fecero assidui; in quello studio Fabrizio fotografava ripetutamente Mirta, per poi realizzare meravigliosi dipinti che andavano ad arredare molti studi di avvocati, imprenditori e vari professionisti della città. Passavano intere serate sempre con maggiore intimità, erano in perfetta sintonia. Per Mirta era bello chiacchierare con la persona che la comprendeva, la stimolava; il Professore dimostrava sempre di più una sensibilità non indifferente, erano entusiasti uno dell’altra. Il professore, ormai, preso dalla passione diventava sempre più spregiudicato, una sera decise di portare Mirta con se a un mostra d’arte. Mirta si trovò in un immenso salone pieno di tanti colori e forme, con tante persone del luogo che la guardavano con curiosità, conoscevano la sua famiglia. Gli incontri con il professore continuavano assiduamente; in prima serata lei andava da lui, si incontravano, si amavano. Il chiacchiericcio della gente però si sa corre molto velocemente, Mirta frequenta un uomo molto più grande di lei; voci di popolo che giungono al padre della giovane che interviene energicamente, vietandole di uscire. Il Professore, quindi, spaventato per quanto accaduto decide di trasferirsi altrove. Mirta, assalita dallo sconforto per la mancanza del suo uomo, venne avvolta dal silenzio, dal delirio; una sera cadde in terra strepitando, il suo corpo aggredito da sussulti e conati di vomito. I suoi genitori accorsero la presero e la portarono subito al pronto soccorso dove, i medici, consigliarono di trasferirla in una clinica specializzata.

Mirta passò mesi senza riuscire a nutrirsi, era diventata anoressica. Padre Raimondo, frate del convento francescano, confessore e amico di Mirta, si recò molte volte a trovarla. Mirta aveva con il frate un rapporto privilegiato, nutriva per lui una profonda stima. Pian piano, con l’aiuto del frate, Mirta cominciò a sentirsi meglio, riprese a nutrirsi e tornò a casa. Passa il tempo, Mirta ormai era maggiorenne, per evitare le malelingue del paese non usciva quasi mai, trovava rifugio in facebook, stava ore e ore al computer; una sera conobbe Diomede, cominciarono a scriversi sempre di più, si ritrovavano in chat, si scambiarono tante promesse e frasi d’amore, fino a giungere ai numeri di cellulare, che permisero ai due di incontrarsi. L’amore corre veloce, un po’ come le malelingue del paese che avevano raggiunto anche Diomede; tra i due però era scoccato il colpo di fulmine, tanto che decisero di organizzare con rapidità il loro matrimonio. Passano i giorni velocemente, il giorno del matrimonio si avvicina, Mirta sogna il suo sì sull’altare della sua parrocchia… Il giorno era arrivato, di buon mattino Mirta si sentiva pronta, si era preparata accuratamente, la truccatrice disegnò il suo viso già meraviglioso, poi passò a indossare il suo vestito bianco, le gambe tremavano, il cuore batteva forte; alle ore 12:00 doveva presentarsi in chiesa. Mirta, a bordo di una lussuosa auto, accompagnata dal padre, si avviò verso la chiesa; Diomede era già sull’altare, cercava freneticamente di asciugarsi le copiose lacrime che gli scendevano lungo il viso, mostrava un inverosimile nervosismo, la melodia della musica volava alta nella chiesa, il padre accompagnava Mirta avvolta dal suo vestito bianco, sembrava un angelo, era bella più che mai; la chiesa gremita di gente, pochi passi e si trovò sull’altare vicino al suo amore.

La cerimonia ebbe inizio, si stava avvicinando il momento del sì, il sacerdote rivolge a lui la domanda di rito, ma ecco che accade quello che nessuno avrebbe potuto mai immaginare: Diomede, con un scatto repentino, scappa via dalla chiesa, si allontana velocemente dal luogo con la propria auto. Le maledizioni delle malelingue avevano imprigionato Diomede! In chiesa calò il silenzio, una scena da film tragico. Dal volto di Mirta era sparito il sorriso, i suoi occhi versavano lacrime amare, gli invitati pietrificati; un debole raggio di sole tentava inutilmente di illuminare il volto di Mirta, impietrita anch’essa.Quel silenzio lacerante, che caratterizzò la scena surreale, portò via con sé l’amore e le speranze di Mirta, troppo presto divenuta donna e ancor più in fretta vittima del perverso gioco delle malelingue.
Nunzio Di Giulio
(Ogni riferimento a fatti, persone, luoghi o cose è puramente casuale)

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