Ormai ci siamo quasi. Papa Francesco ha da poco lasciato Alessano, città natale e che attualmente accoglie le spogli mortali di Don Tonino, e attualmente è in viaggio su un elicottero dell’Areonautica Italiana alla volta di Molfetta. Immaginiamo che per prima cosa potrà ammirare dall’alto la città dalla costa, riuscirà già a scorgere il porto e le banchine addobbati con il mare di gente in festa che lo attende. Una festa che scoppierà di gioia appena il Papa rivolgerà il suo saluto a Molfetta.
Antonio Bello, meglio conosciuto come don Tonino, nacque ad Alessano il 18 marzo 1935, divenne sacerdote nel ’57, vescovo di Molfetta, nel 1982, presidente del Movimento internazionale “Pax Christi” nel 1985. Balzò agli onori della cronaca mobilitando la sua Diocesi contro l’insediamento dei caccia bombardieri della Nato nella sua Puglia. E’ stato ammirato e stimato per la sua scelta di una vita comune, come tutti: Vescovo, prendeva l’autobus, e andava spesso in bicicletta, per non inquinare con l’auto, discorreva al bar con la gente, era difficile riconoscere la sua dignità dal vestito: la dignità di credente e di Vescovo brillava nei suoi occhi. Forbito e poetico scrittore coniugava il magistero evangelico con il servizio di persona alle famiglie di sfrattati che aveva accolto nella propria abitazione del palazzo vescovile. Non temeva di esporsi anche nelle manifestazioni pubbliche partecipando ai cortei non violenti e pacifisti in occasione dei conflitti internazionali. Ha scritto pagine indelebili soprattutto nelle sue opere di devozione mariana. Morì il 20 aprile 1993 poco dopo aver partecipato, già gravemente ammalato alla marcia a piedi dei 500 su Sarajevo, al tempo dell’occupazione nel conflitto dell’ex Jugoslavia. La Congregazione per le Cause dei Santi ne ha avviato il processo di beatificazione
Nel testo introduttivo del libro “Don Tonino Bello. Il poeta di Dio ” di Lino De Venuto per la casa editrice Gelsorosso, il giornalista Onofrio Pagone ha scritto: «Il poeta di Dio rappresenta il volto più dolce, più umano, più tenero, di questo vescovo che oggi si vuole santo. Ne coglie il tratto evangelico, l’aspirazione ecumenica. L’esasperazione teatrale risulta efficace perché non è mai oltraggiosa, è sempre misurata e rispettosa: De Venuto inventa circostanze e situazioni paradossali, teatrali appunto, per forzare la mano alla comunicazione del messaggio spirituale e civile di Don Tonino e più rapidamente raggiungere il cuore dello spettatore (o lettore che sia)».
La figura di don Tonino Bello è sempre viva come sostiene il giornalista Renato Brucoli:«Il poeta alessanese, che la Chiesa odierna chiama Servo di Dio mentre discerne sulla sua santità, libera, con l’annuncio cristiano e l’esemplarità di vita, il messaggio di pace e di carità insito nella parola di Dio. E lungo la strada, luogo privilegiato della storia della salvezza, accarezza il volto dei fratelli e delle sorelle “difficili” per contemplare e specchiarsi nel volto misericordioso di Dio».


































